Noi non parliamo, bensì siamo parlate dal linguaggio»
— Martin Heidegger
Fin dal principio a Cargomilla è esistita una profonda riflessione su quale fosse il linguaggio migliore da utilizzare, sia nello scritto che nel parlato.
Abbiamo sempre cercato di usare un linguaggio non escludente e non binario, che utilizzasse dei simboli al posto maschile sovraesteso a cui siamo normalmente abituate.
Normalmente, appunto. Ma cos’è la norma? Da dove deriva? Cosa regge e su cosa si fonda?
Il linguaggio che usiamo è in costante cambiamento, negli anni ha subito profonde modificazioni e si è adattato alla società che lo parlava.
In questo senso anche l’uso del maschile sovraesteso, che noi diamo per scontato e prevede quindi la naturale inclusione del femminile in un maschile generalizzato, è specchio di una precisa costruzione della società.
Ma chi dice che deve essere per forza così?