Se parliamo di outdoor education o educazione all’aperto, le reazioni delle persone sono spesso opposte, e convivono nelle riflerssioni che vengono fatte su questa tematica. Da un lato c’è entusiasmo e curiosità nei confronti di un modo di vivere l’educazione che, almeno in Italia, è ancora molto poco considerato, dall’altro sorgono numerose preoccupazioni verso ciò che il vivere all’aria aperta può comportare per le bimbe.
Intorno all’outdoor education esistono molti “falsi miti”, quasi sempre negativi, che è in realtà un approccio educativo ricco, stimolante, sano e che va incontro allo sviluppo psico-fisico della bambina, lasciandole la libertà di scelta e una rosa ampia di risorse a cui attingere.
Quando non si hanno delle pareti intorno, si ha la libertà di guardare oltre le cose e ci si possono porre domande rispetto al significato delle cose che si incontrano con l’esperienza diretta e casuale.
Scopriamo insieme quali sono le osservazioni e le critiche più comuni all’outdoor education.
1 Chi pratica l’outdoor education da 0 a 3 anni, quando poi va alla scuola primaria come fa ad abituarsi a stare in classe al chiuso? Come può rimanere al proprio posto al banco?
La preoccupazione di molte persone adulte davanti al fatto che le loro figlie passano molto tempo all’aria aperta e non in un’aula sedute a un banco è proprio questo: come faranno poi ad abituarsi ai ritmi sedentari e indoor della scuola pubblica, dalla primaria in su?
Ma proviamo a pensarla al contrario, proviamo ad abbozzare un ragionamento più ampio su come in realtà forse siano le scuole in cui si sta tanto tempo sedute e ferme a dover aprire le loro porte verso l’esterno.
Più una bimba infatti ha la possibilità di vivere in spazi aperti e stimolanti, che mettono al centro il suo benessere, più arriverà alla scuola primaria con un bagaglio che le permetterà di autoregolarsi e affrontare anche un diverso modo di stare nel mondo.
Sarà stata responsabilizzata rispetto ai limiti e alle risorse dello spazio, sarà in grado di ascoltare le sue emozioni e il suo corpo conoscendo di più i suoi limiti e le sue possibilità, si sarà abituata a porsi domande e fare ricerca su ciò che incontra sul proprio cammino.
Quella del “dover stare sedute nel banco” sarà, per modo di dire, una sofferenza sana che implica che si è sperimentato anche altro.
Finchè si può facciamo quindi, sperimentare l’esperienza diretta il più possibile!
2 Con l’outdoor education in città o nella natura non c’è una programmazione? Le bambine fanno quello che vogliono senza una guida e senza imparare nulla? E i lavoretti?
Questa è una delle osservazioni che “tocca al cuore” di più educatrici e pedagogiste che seguono outdoor education perché è uno dei falsi miti più lontani dal vero che ci sia!
Fare scuola all’aperto richiede preparazione, formazione, cura, ragionamento e attenzione ai singoli bisogni delle persone. Non è qualcosa che si improvvisa o si costruisce dal nulla!
E per le bambine si tratta sempre di immergersi nel mondo vero fatto di cose da scoprire e conoscere da poter toccare con mano.
C’è una progettazione delle attività di outdoor education nella natura fatta in due modi:
– Attività per l’infanzia: il gioco libero
Le bimbe possono scoprire e osservare l’ambiente in cui sono inserite senza che vengano forniti materiali diversi da quelli naturali.
Gioco che però si costruisce in base ai talenti, agli interessi ma anche agli imprevisti, che spesso quando si interagisce con l’ambiente naturale si incontrano.
Qui il gioco simbolico di costruzione e collaborazione è protagonista ed essendo lo stesso gioco il mezzo per eccellenza con cui le bimbe comprendono il senso delle cose e della vita, lo investono di un senso simbolico fondamentale per conoscere il mondo.
– Outdoor education con progettazione pensata
Le persone adulte che guidano, escono seguendo un progetto mirato, utilizzando gli elementi naturali per raggiungere quell’obiettivo didattico attraverso sperimentazioni e la ricerca per osservare e cogliere i processi e i cambiamenti in natura:
come si comporta la terra? in che stato è? quali differenze ci mostra rispetto al passato? cosa succede con il passare del tempo? esiste una ciclicità in quello che osserviamo?
Queste sono solo alcune delle osservazioni che sorreggono la progettazione pedagogica di una educazione all’aria aperta.
Laboratori di outdoor education: esperienza di vita
Dovremmo cambiare la parola attività o laboratorio con “esperienza diretta” sul campo per cogliere quanto sia arricchente e formativo e sappia anche rafforzare la successiva esperienza sui libri.
Ogni passo in natura produce una ricerca, una domanda, una sperimentazione, stupore e meraviglia, la bimba si concentra sul dettaglio, su tutto ciò che si trasforma e cambia.
Ieri era in un modo, oggi in un altro e domani come sarà?
L’outdoor education coinvolge in maniera globale l’essere umano, lo coinvolge fisicamente, emotivamente, intellettivamente.
Corpo e mente sono uniti, appagati e portati a fare una ricerca del senso e del perché delle cose.
3 Ma c’è il rischio che si facciano male?
Anche questa è una preoccupazione molto frequente, così come quella che riguarda l’ammalarsi più spesso (di questo abbiamo parlato in modo approfondito nell’articolo dedicato ai benefici dello stare all’aria aperta.)
In realtà, se ci pensiamo e ci basiamo sull’osservazione, il rischio non aumenta nelle situazioni outdoor rispetto a quelle indoor.
Anzi, al contrario, stando in natura l’esplorazione dello spazio mette in gioco tutto il corpo a diversi livelli di altezze e di elementi naturali e questo aiuta a conoscere meglio il proprio corpo e favorisce l’autonomia motoria e la prevenzione del rischio.
Più una bimba sperimenta, anche in modalità estrema, la sua fisicità e il suo rapporto con il corpo, più saprà controllarlo e potrà essere prudente e difficilmente si farà male; più faccio esperienza del mio corpo e più ne ho coscienza.
Abbiamo scelto di usare il femminile: scopri perchè sulla pagina parliamo al femminile
Queste esperienze in indoor difficilmente si fanno perché l’ambiente, molto più circoscritto e strutturato come materiali e altezze, rende sicuramente meno libera l’esplorazione e la scoperta dei propri limiti motori.
5 Si sporcano!
“Ti avevo appena comprato questa maglietta!”
“ Ma come sei ridotta!”
Frasi come questa alla fine di una giornata in cui si è passato molto tempo in outdoor si sentono spesso.
La frustrazione delle persone adulte davanti allo sporcarsi delle bimbe, non solo dei vestiti, a volte incide molto sulla fiducia di questo approccio.
Comprensibile considerando che tutto ciò che si sporca va poi lavato e i ritmi spesso sono davvero troppo intensi per poter vivere con serenità anche un bucato in più.
Ma cerchiamo sempre di sforzarci e ragionare con gli occhi di una bimba che scopre ogni giorno qualcosa di nuovo.
Immergersi nell’esperienza significa anche sporcarsi, perché solo in quel modo si può costruire un rapporto di fiducia e familiarità con l’elemento che si sta manipolando e conoscendo.
Lasciare all’infanzia la possibilità di usare il corpo per entrare nel cuore delle cose insegna ad interagire e avere rispetto e fiducia dei materiali in uso, con la Natura ma anche con le altre persone.
Cosa possiamo fare come persone adulte per evitare spiacevoli situazioni?
Semplice! Sapendo che è sempre dietro l’angolo la possibilità di sporcarsi, bisognerà dotare le bimbe un abbigliamento adatto, comodo, “sporchevole”!
Outdoor education in città e nella natura: per crescere e diventare grandi
La scelta dell’outdoor education mette al primo posto il benessere psichico e fisico della bambina. Chi la pratica contribuisce a divulgare una cultura dell’infanzia che va verso il rispetto dell’essere umano e dell’ambiente.
Per chi non la conosce, è legittimo avere preoccupazioni in merito, perché purtroppo é un tipo di educazione dal quale ci siamo allontanati da molto tempo, ma che ha sempre fatto parte della nostra storia evolutiva.
La volontà è quella di restituire la Natura alle persone grandi e piccole perché siano rispettose di sé stesse, dell’ambiente e degli altri esseri viventi.