Per scoprire più a fondo l’affascinante mondo del portare, abbiamo interpellato Giulia Ricca, Doula ed istruttrice babywearing Portare I Piccoli®, formata con la scuola di Ester Weber per la sua decennale storia e studio del tema, che ha dato anche vita al meraviglioso libro “Portare I Piccoli“, dove viene approfondita la fisiologia, la storia del portare e l’aspetto relazionale. Giulia organizza corsi informativi gratuiti e corsi pratici di gruppo e individuali per raccontare nel dettaglio alcuni dei punti che ritengo più importanti per fare pratica di questa esperienza.
Babywearing: le origini
Da sempre, le persone adulte hanno trovato modi per affrontare il quotidiano vivere cercando di contemplare la presenza delle proprie figlie, a volte per mera necessità (si doveva continuare la vita produttiva), altre volte per necessità e come pratica di cura.
Essendo creature mammifere portatrici attive, non abbiamo un pelo sufficientemente lungo per fa sì che le persone piccole di cui ci prendiamo cura si aggrappino in autonomia (sì, anche se smettiamo di rispondere al mito di bellezza della donna liscia), così come non siamo marsupiali. Il nostro sistema ha previsto caratteristiche fisiche, come fianchi comodi, ragion per cui dopo il parto le riserve di grasso si posizionano prevalentemente sui fianchi (ed è molto bello constatare quanto anche l’altra figura genitoriale tenda a fare riserva proprio in quel punto), come le tibie arcuate delle piccole creature, che sono proprio fatte per cingere corpi che li trasportino per il mondo, ed anche tutti quei riflessi (palmar reflex, riflesso di Moro e riflesso di Babinski) che possiamo osservare nel primo anno di vita, periodo in cui la maggior parte delle cucciole ancora non si sposta con fluidità in posizione eretta.
Cosa vuol dire babywearing?
Babywearing (Indossando le bambine) significa concettualmente, e praticamente, “farsene carico“: portarle con sé nel mondo attraverso una pratica corporea che nutre al contempo il senso di onnipotenza narcisistica neonatale -come spesso viene definita- allo scopo mammifero di nutrire una dipendenza che porti gradualmente ad un’autonomia completa, radicata, compiuta. Quando una persona adulta porta addosso, in alcuni momenti della giornata, la propria creatura, crea e nutre un dialogo di conoscenza e scambio che permette un’esogestazione graduale, un’introduzione guidata alla vastità di stimoli del mondo; non a caso sono pensate per ogni fase evolutiva delle legature che rispettino il giusto bilanciamento tra bisogno di contatto e bisogno esplorativo.
Fasce babywearing: come funzionano
Il percorso portato inizierà con posizioni frontali, pancia a pancia, definite “io ti proteggo” dove la persona adulta, fino a tre mesi circa, continuerà a svolgere il ruolo principale di filtro da emozioni, smog, agenti atmosferici, immagini invasive (e tanto altro). Per poi passare, verso i tre mesi, a posizioni sul fianco chiamate dialogo, che permettano alla creatura di avere ancora il riferimento visivo della persona adulta, con la possibilità di iniziare a buttare lo sguardo sul mondo. Ed infine, le posizioni sulla schiena, ti porto con me, in cui la persona di riferimento fa da supporto fisico, permettendo un’esplorazione visiva tutta propria.
Quando iniziare a usare la fascia?
La fascia per portare può essere utilizzata dal giorno 1 di vita terrestre sino alla fine del percorso portato, che è molto variabile per ogni nucleo e va quindi da pochi mesi ai tre o quattro anni di vita, poiché si adatta perfettamente ai corpi che ne verranno avvolti. A differenza invece del marsupio, definito supporto strutturato e del mei tai, altra tipologia di supporto, un ibrido tra fascia tessuta e marsupio, definito semi strutturato, che potranno essere utilizzati dal 5° mese circa, età in cui il corpo inizia ad avere una struttura ed una tonicità che non necessita di un contenimento su misura poiché, in parte, si porta da sè.
Come scegliere la fascia babywearing?
La giungla commerciale della produzione di supporti disorienta non poco nella scelta di quello che meglio si addice all’esperienza di comfort e qualità che si cerca di garantirsi. Ci sono sicuramente alcuni elementi che permettono di orientare un acquisto e spesso parte del mio lavoro di Istruttrice Babywearing Portare I Piccoli ® sta proprio nel capire quali siano i bisogni di base di chi desidera portare, ed orientare la scelta di un modello ed una tipologia di tessuto, che possano rispondere a quel bisogno di partenza, che chiaramente nel tempo potrebbe anche cambiare.
Di base bisogna conoscere l’età della creatura e l’esperienza di chi porta per fare una selezione dei tessuti, poi capire se si intende avere più fasce tra i propri strumenti di supporto alla genitorialità e quali sono le situazioni in cui si sente che sarebbe utile questa pratica (che possono variare dalle gite in montagna, per le quali sconsiglio caldamente i vecchi marsupi con telaio, poichè pesantissimi e non ergonomici, agli spostamenti cittadini veloci, all’accudimento casalingo sia diurno che notturno).
Poi andremo a vedere l’elasticità orizzontale del tessuto, che ci permetterà di avere un supporto che risponde bene alle legature e ne mantiene la posizione anche con le sollecitazioni dei due corpi (di persona portata e persona portatrice) in movimento e l’altezza degli orli.
Il tutto comparato ad una fascia di prezzo che si ritenga ottimale per l’economia della propria famiglia, partendo dal presupposto che l’arcobaleno di possibilità andrà dai 50 euro ai 600 euro circa!
A me personalmente piace sempre consigliare di acquistare un buon usato, poiché i supporti sono generalmente tenuti molto bene e arrivano, come si dice in gergo babywearing, “già domati”, ossia morbidi e burrosi, pronti per essere usati. Io aggiungo anche il sapore romantico di un tessuto che ha avvolto una nuova vita incarnata su questa terra con i desideri, le fatiche, gli inciampi e l’amore di chi a quella vita ha fatto uno spazietto e ce la mette tutta ogni giorno per essere il meglio che può come guida.
Mi piace pensare che ci sia una narrazione di vite, che attraverso il passaggio di mano in mano di questi preziosi tessuti, possa ritessere una narrazione affettiva basata sulla presenza e la prossimità.
Quando passare dalla fascia al marsupio?
L’utilizzo del marsupio è consigliato dal quinto mese circa, da quando la creatura riesce a reggere bene la testa e a compiere movimenti a terra come girarsi e sollevarsi o strisciare. Questo perché il supporto strutturato, non abbraccia alla perfezione il corpo delle piccole persone, quindi c’è bisogno di una sorta di sostegno autonomo. Non tutte le persone, per questa ragione, amano gli strutturati ed anche qui consiglio sempre vivamente di informarsi bene per l’acquisto poiché purtroppo esistono in commercio modelli che vengono spacciati per ergonomici, ma non lo sono affatto!
Babywearing: l’arte di portare con leggerezza
L’arte di portare si propone come uno dei possibili strumenti per vivere con un po’ più di leggerezza, del corpo e del cuore, l’ esperienza della genitorialità, soprattutto in un contesto socio-culturale che vuole figure genitoriali nucleari e spesso parecchio sole.
È uno strumento che nella pratica ci educa ad un chiaro ascolto di sè, poichè ci saranno momenti in cui il peso, fisico e psicologico, della vicinanza sarà troppo e con molta compassione verso se stesse sarà possibile scegliere altro. Ci saranno invece volte in cui sarà la salvezza nei momenti in cui nulla sembra funzionare, poiché alleggerisce le braccia, distribuendo in maniera uniforme il peso su entrambi i corpi, permettendo di avere mani libere e cuori al caldo. Magica soluzione per pianti a cui non si riesce a dare una risposta, pance che stanno maturando le loro funzioni di base e che quindi spesso si irrigidiscono e fanno penare, febbri alte e bisogno fisiologico di vicinanza delle piccole, con relativo bisogno della persona adulta di avere braccia libere pur garantendo presenza.
Non essendo il babywearing ancora una pratica culturale abbastanza integrata a tal punto da poterla passare a nostra volta, è utile poter ricevere una guida da chi conosce i trucchi per scegliere il supporto adeguato, riconoscendo quelli ergonomici da quelli non ergonomici, così come le posizioni più corrette in base all’età della persona piccola che si sta accompagnando nella vita, capire cosa va meglio per sé, imparare piccoli accorgimenti sulla manualità nella gestione del tessuto e legature, che possono effettivamente cambiare molto la riuscita di questa esperienza.