Intervista a Ronnie: parola alle Cargofamilies!

Cargomilla è un’associazione che propone un’alternativa alla scuola dell’infanzia tradizionale, in cui le famiglie, unite in gruppo informale, costruiscono insieme a noi il percorso che le persone piccole vivranno tutti i giorni. Il gruppo informale di Cargomilla offre, da settembre a giugno, attività ludico-ricreative per persone piccole fra i 12 mesi e i 6 anni

Uno dei pilastri fondanti del nostro progetto è il focus sull’educazione al genere, all’affettività, alla sessualità e al consenso. Crediamo infatti che uno spazio libero da stereotipi possa accompagnare la  crescita delle persone piccole e permetta loro di esprimersi liberamente nel loro percorso di autodeterminazione.

Abbiamo chiesto a una delle mamme del nostro gruppo di raccontarci un po’ della sua esperienza con noi, anche e soprattutto in relazione a questa parte del nostro progetto!

Ecco cosa ci ha detto!

Raccontaci di te e la tua esperienza di mamma all’interno del gruppo informale

Mi chiamo Ronnie, ho 37 anni e sono la mamma di Alvise, cosa che adoro.

Alvise ha cominciato a frequentare il gruppo informale di Cargomilla a 2 anni e mezzo, nel settembre del 2023, quindi questo è il suo secondo anno all’interno del progetto. 

Mi piace molto che Cargomilla sia un gruppo informale, si sente che è così. Siamo un numero limitato di famiglie, il che permette di coltivare relazioni profonde anche tra noi genitori. Tra l’altro c’è molto ascolto da parte delle educatrici nei confronti delle famiglie.

Perché avete scelto Cargomilla?

Il motivo principale per cui abbiamo scelto Cargomilla è per l’attenzione che il progetto dedica all’educazione al genere. Sono profondamente convinta che se vogliamo vedere un cambiamento nel futuro dobbiamo partire dall’educazione delle persone dai primi anni di vita: educare al consenso, alla parità di genere e al rispetto verso le altre persone è la base per creare un futuro di pace e di giustizia

Il femminismo racchiude tutti quei valori che possono rendere le persone libere di essere loro stesse. È fondamentale sradicare nelle persone piccole tutti quegli stereotipi (di genere, razzisti e abilisti) che portano la nostra società a essere luogo di guerre, sia geopolitiche che dentro le nostre vite quotidiane e dentro le nostre menti, che fanno profondamente soffrire le persone, creando senso di impotenza e rassegnazione. 

In realtà possiamo fare tantissimo: l’educazione è la riposta. È cruciale avere fiducia nelle generazioni future e sostenerele nella crescita, trasmettendo valori di giustizia, rispetto e valorizzazione delle diversità, che arricchiscono e rendono le persone libere.

In questo Cargomilla non ci ha per niente delusi: le educatrici sono in continua formazione e dedicano veramente tempo ed energie all’educazione rispettosa dell’infanzia e alla trasmissione di valori di un certo tipo, il che permette un’alleanza genitori-educatrici vincente.

Perché per te è importante che tuo figlio cresca in un ambiente in cui si dà valore all’educazione al genere, all’affettività, alla sessualità e al consenso?

Dobbiamo mettere le basi per salvare le generazioni future e dobbiamo farlo adesso. È fondamentale che bambine e ragazze imparino un linguaggio diverso che, a molti di noi persone adulte, è stato negato: la validazione delle proprie emozioni e il rispetto per se stesse e per le altre persone.

Insegnare a riconoscere le proprie emozioni e a gestirle. Insegnare la gestione della frustrazione, la capacità ad accettare un “no” e rispettarlo. Saper riconoscere i messaggi che ci manda il nostro corpo:

mi piace/non mi piace, voglio che questa cosa smetta/continui.

Questa è l’educazione al consenso, all’affettività e alla sessualità, ed è preziosissima, perché renderà queste piccole persone libere e consapevoli.

Le persone piccole sono naturalmente curiose (meno male!): è la base dell’evoluzione! Se non siamo noi a dare le risposte che cercano, le cercheranno altrove.

Dove? Che informazioni riceveranno? Siamo sicure di voler delegare questa parte fondamentale dell’educazione a internet o ad altre persone fuori dal nucleo familiare/educativo?

Ci fai qualche esempio su come queste tematiche vengono trattate all’interno della progettazione educativa di Cargomilla?

Sicuramente il modo in cui le educatrici si confrontano e parlano con le bimbe, quindi i giochi che fanno, i libri che leggono. 

Il femminile sovraesteso, che usiamo regolarmente anche a casa alternandolo con il maschile sovraesteso, secondo me è una cosa veramente geniale, perché, oltre ad essere una scelta politica, ha interessanti vantaggi: permette ai bambini maschi di potersi identificare sotto un nome/aggettivo femminile senza nessun disagio (per loro è uguale sentir dire “siamo arrivate!” oppure “siamo arrivati!”), e permette alle bambine femmine di sentire che il loro genere può comprendere, dal punto di vista linguistico, anche quello maschile senza che succeda niente.

Qualche sera fa, siamo andati a mangiare a casa di una mia cara amica, che ha 3 figli maschi e una figlia femmina. Io mi sono rivolta a loro usando il femminile sovraesteso (non ricordo dicendo cosa ma qualcosa tipo “ragazze, è pronto a tavola!”, per esempio) e farò fatica a dimenticare il disagio negli occhi dei figli maschi che si sono precipitati subito a dire “femmina sarai te!” più e più volte. Per loro era un’offesa. Queste cose succedono spessissimo e veramente dovremmo interrogarci sul perché.

Qual è realmente il problema? Perché il femminile viene vissuto come un insulto?

Le bambine di Cargomilla sono molto indifferenti a quale genere viene usato per identificare il gruppo, c’è molta serenità a riguardo. Questo sicuramente deriva dalla serenità e dalla leggerezza con cui, parlando, si può passare da un genere all’altro senza “offendere” o escludere nessuno. 

Oltre a questo, le letture e gli argomenti di discussione che affronta il gruppo.

Una cosa che Alvise adora (e anche le altre bimbe) è l’angolo dei travestimenti: un posticino dove ci sono dei vestiti appesi alle grucce, a disposizione di tutte le piccole persone. Vestiti da super eroe e da super eroina, vestiti da principessa, mantelli, ecc.. Ovviamente tutte le bambine sperimentano, e quando andiamo a prenderle il pomeriggio troviamo bimbe vestite da Superman e bambini vestiti con gonne luccicose (oggettivamente stupende) e viceversa, con una serenità e leggerezza tipica delle menti libere, propria delle menti privilegiate delle bambine piccole.

A proposito di stereotipi, vorrei raccontarvi un’attività che hanno organizzato le “Cargoeducatrici” l’anno scorso: con le bambine hanno incontrato delle persone donne che ricoprivano dei ruoli solitamente riservati ai maschi e viceversa. Sono andate a trovare una capatreno, una pompiera, una chirurga, un educatore, un make up artist, e da ognuno si sono fatte raccontare la loro esperienza lavorativa. È stata un’esperienza molto bella, che ha portato molto entusiasmo alle bimbe!

Hai visto dei benefici diretti da questo tipo di approccio? 

Anche a casa lavoriamo moltissimo su queste tematiche, quindi ovviamente i benefici si vedono eccome! Porto qualche esempio: Alvise, che ha quasi 4 anni, è un bambino in grande contatto con se stesso, riesce a verbalizzare i suoi sentimenti con precisione

mamma, mi sento arrabbiato/triste/felice/emozionato

ho paura di questa cosa, ma va bene avere paura

Chiede esplicitamente alle persone che lo circondano come si sentono

mamma, sei stanca/triste/preoccupata?

Mamma, come ti senti?

Per quanto riguarda gli stereotipi di genere, io personalmente ci lavoro moltissimo. Nonostante non sia facile arrestare l’ondata di messaggi che arrivano dal mondo esterno, cerco di lavorare sul suo spirito critico. Queste riflessioni vengono adottate anche a Cargomilla e quindi i risultati si vedono! Non credo sarebbe possibile avere dei risultati così evidenti in un ambiente scolastico più tradizionale, dove magari queste cose non sono prioritarie.

Quando guardiamo dei libri, Alvise non dà per scontato che (per esempio) l’astronauta, del quale non si vede il volto, sia un uomo. A volte usa il femminile, a volte il maschile per descrivere persone di cui non conosce il genere. 

Quando parcheggiamo la nostra cargobike, Alvise mi ricorda (cosa di cui evidentemente non ho bisogno, ma che adoro che lui faccia) che dobbiamo accertarci che la nostra bicicletta non impedisca o renda più difficile il passaggio alle sedie a rotelle delle persone che hanno disabilità motoria.

Quando guardiamo i video della NASA o leggiamo qualche libro/rivista/fumetto con protagonisti avventurosi, a volte mi fa notare che tutte le persone protagoniste sono bianche (uomini bianchi solitamente). Questo è possibile grazie a una forte alleanza genitori-scuola, senza la quale sarebbe possibile ma molto più difficile.

Cosa ti auguri per il futuro?

Mi auguro con tutto il cuore che Alvise diventi una persona libera di essere se stessa. Un persona in contatto con se stessa, capace di ascoltarsi e rispettarsi. Che sappia pretendere di essere rispettato in quanto essere umano e che a sua volta sappia vedere sempre il valore immenso che hanno tutte le persone attorno a lui. Mi auguro che diventi una persona affidabile, rispettosa e sincera, un amico leale e un uomo (se così sarà) capace di essere un vero alleato della lotta femminista. Una persona che, nonostante i suoi privilegi, abbia la sensibilità per vedere quello che gli succede attorno e che possa essere sempre dalla parte di chi ha più difficoltà a far sentire la propria voce. Sempre e attivamente contro gli oppressori, lottando per un mondo più giusto.