L’allattamento al seno è un tema importante che riguarda tutti noi perché riguarda la salute: la salute delle nostre bambine, che saranno le future adulte, e la salute delle mamme.
Abbiamo scelto di usare il femminile: scopri perchè sulla pagina parliamo al femminile
Per parlarne, abbiamo invitato nel nostro blog Martina Palli, ostetrica, che dal 2013 lavora come libera professionista alla Casa Maternità Il Nido di Bologna.
Dopo la mia prima gravidanza che ho deciso di riprendere a studiare l’allattamento al seno. Pensavo di sapere già tutto, ma con la mia prima bimba non ho avuto un’esperienza così facile e gratificante come mi aspettavo… ebbene sì, anche le ostetriche possono incontrare difficoltà nella loro esperienza personale.
Martina Palli è così diventata IBCLC, Consulente Professionale in Allattamento Materno.
Ad oggi, IBCLC è la figura professionale (riconosciuta in tutto il mondo) maggiormente competente in materia di allattamento, con degli standard formativi e di aggiornamento comuni.
Avere a disposizione le competenze, le informazioni aggiornate, la passione, gli strumenti e l’occhio per osservare e leggere i segnali di mamma e bambino è la chiave per sostenere al meglio le famiglie che richiedono un supporto. Spero di farlo anche in questo articolo.

Allattamento al seno e salute
L’allattamento è un argomento che riguarda l’intera società: sempre più, per fare prevenzione dobbiamo partire dalla base, da come si nasce e da come si viene accudite nei primi anni di vita.
Ibu Robin Lim dice:
la pace nel mondo può venir costruita cominciando oggi, una bambina alla volta.
Sicuramente una nascita dolce e rispettata favorisce anche un avvio allattamento più sereno, esclusivo e duraturo. L’OMS e le evidenze scientifiche raccomandano l’allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita della persona piccola, e di proseguirlo fino ai 2 anni e oltre, fino a quando mamma e bimba lo desiderano. Più a lungo si allatta, maggiori sono i benefici in termini di salute a lungo termine, sia per mamma che per bimba.
Le donne possono sperimentare un più rapido ritorno al peso pre-gravidico, una riduzione del rischio di alcuni tumori e della depressione post-partum. Per le neonate, l’allattamento al seno fornisce una prevenzione per malattie infettive come gastroenteriti, otiti medie, infezioni delle basse vie respiratorie, del tratto urinario e da Salmonella; offre una protezione nei confronti della SIDS, di malattie allergiche, dell’obesità infantile e favorisce il suo sviluppo cerebrale e la sua coordinazione motoria. È di certo anche un fattore importante nella creazione del legame mamma e bimba ma non sempre il suo avvio è facile e non sempre può proseguire in maniera esclusiva.

Allattamento misto ovvero “l’aggiunta”
Quando l’avvio dell’allattamento è difficoltoso o ci sono ragioni di salute di mamma e/o persona piccola che richiedono un supporto, si può rendere necessaria un’integrazione, la famosa “aggiunta”.
Come prima scelta questa dovrebbe essere di latte materno tirato e solo quando non è possibile averlo a disposizione si può ricorrere all’utilizzo della formula (latte artificiale).
Per avere a disposizione sufficiente latte materno da fornire in aggiunta alla bambina si richiede un grande lavoro da parte della mamma che deve imparare ad utilizzare un tiralatte e destreggiarsi con tutti questi nuovi strumenti da assemblare, lavare ed utilizzare correttamente. La guida di un’IBCLC o di un’ostetrica esperta in allattamento è fondamentale per la scelta del dispositivo corretto, per imparare ad utilizzarlo nel modo appropriato e per personalizzare il suo impiego a seconda delle necessità di quella mamma e di quella bimba.
Esistono tanti piccoli trucchi per rendere più semplice e piacevole il momento dell’estrazione del latte e per renderla più efficace in termini di tempo impiegato e risultati ottenuti. La determinazione e motivazione della mamma, unita a quella della persona, se c’è, che l’accompagna e al sostegno delle persone/famigliari vicine sono l’altro elemento fondamentale per la buona riuscita dell’allattamento.
Una volta risolte le motivazioni che hanno portato ad introdurre un’aggiunta di latte materno tirato o di formula, è auspicabile procedere gradualmente a ridurre le quantità di latte fornito in aggiunta al fine di prediligere sempre un allattamento esclusivo al seno.
Allattamento misto alternato in rispetto dei tempi
Altre volte l’allattamento misto è una scelta della mamma o della famiglia anche in assenza di motivi sanitari. Dopo essere state adeguatamente informate rispetto ai rischi di un ridotto o mancato allattamento al seno, è bene che queste mamme vengano in primis ascoltate e rispettate nelle loro scelte e successivamente accompagnate nel trovare la modalità di alimentazione della neonata che meglio soddisfa le necessità della loro famiglia.
Ad esempio, in pochi sanno che anche l’allattamento artificiale o misto può essere fatto a richiesta. Niente orari e quantità rigide che le piccole persone devono rispettare diligentemente, ma ascolto attivo dei segnali di fame e sazietà che già da neonate sono in grado di trasmetterci.
Scegliendo anche un metodo di somministrazione del biberon più “dolce”, con la tecnica Paced Feeding, si può rendere l’esperienza della nutrizione piacevole e rispettosa dei tempi di ciascuna bimba favorendo l’alimentazione responsiva da parte della neonata.
È lei la protagonista del momento della poppata!
Inoltre, con questa modalità, si evita di forzare la bambina a finire tutta la quantità di latte preparata, si riducono i rigurgiti o i sintomi delle coliche dovuti ad uno stomaco sovra-disteso, si asseconda la piccola nel riconoscere il suo senso di sazietà e promuove senz’altro la relazione tra il genitore e la neonata.
Allattamento a richiesta
Ritornando all’allattamento esclusivo al seno, i temi dell’alimentazione responsiva, della fiducia nelle capacità di auto-regolarsi della neonata e dell’allattamento a richiesta sono ormai consolidati da tempo.
Nelle prime settimane dopo la nascita, quando la produzione di latte deve avviarsi e poi assestarsi, è bene garantire una frequente ed efficace stimolazione del seno (almeno 8-12 volte nelle 24h).
Impostare orari e durata per le poppate al seno, soprattutto nel primo mese di vita, rischia di minare l’esclusività dell’allattamento al seno perchè rischia di ridurre la stimolazione del seno e di conseguenza la quantità di latte prodotto. La bambina non crescerà adeguatamente e richiederà successivamente un’integrazione.
Ad allattamento ben avviato, se la mamma lo desidera, è possibile dare un pò più di organizzazione alla giornata e di regolarità nelle poppate senza rischiare di compromettere l’allattamento al seno. Certamente la bambina rimane la protagonista, quindi sarebbe bene sempre assecondare i suoi ritmi e le sue richieste.
Passate le prime settimane più faticose per l’avvio dell’allattamento, le mamme noteranno che la vita con una neonata sarà più semplice se si abbandonano regole rigide e “ricette magiche” a favore dell’ascolto e dell’osservazione della piccola, rispondendo prontamente ai suoi bisogni primari.
Le poppate diventeranno un piacevole momento di relazione tra mamma e bimba, un momento di riposo anche per la mamma che potrà approfittare delle poppate per sdraiarsi o sedersi comodamente e ritagliarsi un pò di tempo in intimità con la sua piccola.
La “regolarità” verrà da sè, le giornate riprenderanno un ritmo più o meno comprensibile fino a nuovi cambiamenti e così via per tutti i primi anni di vita della bambina, mettendo alla prova la nostra capacità di adattamento e flessibilità.
Fino a quando allattare al seno?
Spesso l’esperienza dell’allattamento al seno diventa ancor più piacevole e gratificante quando la piccola è diventata più grande, quando inizia a comunicare molto chiaramente il suo bisogno e piacere di poppare al seno, quando si stacca un attimo guarda la sua mamma e sorride, quando cerca e accarezza con le sue manine il seno, quando quel gesto non è più la via esclusiva di nutrimento della bambina, ma è anche e soprattutto un momento molto intimo di scambio affettivo e relazionale.
Perchè smettere di allattare ora, proprio sul più bello?
Il più delle volte, il desiderio di smettere di allattare è influenzato dalla cultura del nostro paese, da quello che la società propone come soluzione migliore, da quello che si aspettano i famigliari, amici, professionisti sanitari ed educatrici.
Quando la bambina inizia a mangiare altri alimenti ci si aspetta che nel giro di pochi mesi abbandoni il seno. Ma difficilmente mamma e bambina saranno pronte a separarsi facilmente, proprio in questo periodo, che dai 6 ai 9 mesi, è definito per eccellenza il periodo della separazione. Se ci pensiamo, l’introduzione dei cibi complementari, il ritorno al lavoro da parte della mamma, l’inizio del gattonamento e la riduzione delle poppate vanno tutte nella direzione di un allontanamento tra mamma e bimba.
Le bambine potranno essere più irrequiete e ancor più “attaccate” a mamma, come se dovessero fare ancora un pò scorta di quel contatto indiscriminato, di quella simbiosi con la propria mamma per poi definitivamente “spiccare il volo”. Poter garantire questa base solida di certezze anche attraverso le poppate a richiesta, spesso in aumento durante questo periodo, permette alla bambina di sviluppare quello che Bolwby chiama “attaccamento sicuro”, premessa indispensabile per acquisire la libertà e la sicurezza di esplorare il mondo.
Anche per la mamma questo è un periodo emotivamente importante: difficilmente vuole separarsi dalla sua bambina e poter ancora contare su questo profondo scambio affettivo e relazionale è importante per arrivare poi gradualmente e spontaneamente ad abbandonare le poppate al seno quando entrambe, mamma e bimba, sono pronte.
Nessuno dovrebbe indicare tempi precisi e rigidi per interrompere l’allattamento al seno, se non in presenza di indicazioni mediche severe. Come scritto all’inizio di questo articolo, anche l’OMS sostiene che l’allattamento al seno
può durare fino ai 2 anni e oltre, fino a che mamma e bambina lo desiderano.
Come si fa a smettere di allattare al seno?
Naturalmente ci sono anche situazioni particolari, di stanchezza, di incompatibilità con i ritmi di lavoro, di scarso sostegno familiare o altro, per cui l’interruzione dell’allattamento diventa un’esigenza reale ed impellente per una delle due protagoniste.
Appurato che è davvero quello che serve a quella bimba e che desidera quella mamma, esistono tantissime possibilità per accompagnare la diade a smettere di allattare. E così, noi ostetriche/IBCLC che tanto ci occupiamo a sostenere le mamme nell’avvio dell’allattamento, possiamo ritrovarle ed accompagnarle anche nella sua conclusione.
Credo che se si trova la strada giusta, anche la fine di questo percorso, per quanto faticosa fisicamente ed emotivamente, possa essere di grande insegnamento per entrambe e possa aiutare a lasciare un bellissimo ricordo di un periodo della propria vita che non tornerà mai più.
A seconda del motivo e dell’urgenza, ci sono diverse strategie per smettere di allattare, più o meno dolcemente e da personalizzare naturalmente rispetto ai bisogni di quella mamma e di quella bimba, delle loro abitudini e ritmi quotidiani, dell’età della piccola e di tante altre variabili.
Bisogna ricordarsi che smettere di allattare non è solo un processo fisico ma anche e soprattutto un processo relazionale e come tale non può prevedere tempi e metodi standard per tutti.
Cosa succede al corpo quando si smette di allattare?
Il latte materno certamente cambia nel corso dei primi mesi e anni di vita della bambina ma nel 2^ anno di vita ad esempio continua a soddisfare quasi la metà del fabbisogno di calorie e proteine della bambina, più della metà del fabbisogno di Vitamina A e le immunoglobuline-IgA secretorie (fattori protettivi) continuano ad essere presenti con valori uguali al 1^ mese di vita.
È solo quando il seno non verrà più stimolato che avrà inizio l’ultima fase dell’allattamento, detta involuzione, che avviene solitamente 40 giorni dopo l’ultima poppata, con una significativa riduzione della produzione di latte.
Per un pò di mesi (tempo molto variabile) le mamme possono notare ancora qualche goccia di latte fuoriuscire dai capezzoli se spremuti. La sensazione è quella di avere il seno molto vuoto e sgonfio e più piccolo rispetto all’inizio della gravidanza, ma piano piano la componente adiposa aumenterà nuovamente e il seno riprenderà le forme e le dimensioni a cui si era abituate.
Col termine dell’allattamento possono ricomparire le mestruazioni, anche se in molte persone con vulva e vagina questo è già avvenuto mesi prima. È un processo molto variabile ed individuale che non inficia l’allattamento e che non deve destare preoccupazione. Ad esempio, in alcune, il flusso mestruale tornerà ad essere presente anche dopo parecchi mesi dal termine dell’allattamento. Concediamo al nostro corpo il tempo di recuperare i propri ritmi biologici, dopo un cambiamento fisico, ormonale ed emotivo così travolgente come l’esperienza della maternità.
Accettiamo anche che il nostro corpo non potrà mai più essere esattamente come prima, così come la nostra anima, e se qualche piccolo segno fisico rimarrà indelebile lo porteremo con noi per ricordarci del lavoro straordinario che abbiamo fatto e del grande progetto di vita a cui ci siamo aperte!