Uno degli elementi più importanti, che troppo spesso non vengono però sufficientemente valorizzati, del lavoro di educatrice è sicuramente quello che porta ogni giorno chi lavora ad intessere relazioni con chi affida la propria bambina a questa o quella struttura.
Il lavoro delle educatrici, infatti, non si esaurisce solamente nello stare all’interno di un contesto pedagogico insieme alle bimbe, ma la vera ricchezza e il vero punto di forza del percorso educativo stanno nello strutturare un percorso anche insieme alle famiglie.
Una genitorialità consapevole, che costruisce insieme al contesto educativo un confine ampio e solido in cui le bimbe possono muoversi e autodeterminarsi nella crescita.
Sostegno alla genitorialità
È molto importante impegnarsi ogni giorno ad accogliere le famiglie, accompagnandole in un percorso di educazione alla genitorialità, perché ognuna trovi la strada che preferisce percorrere.
Sostenere le persone adulte di riferimento affinché valorizzino le proprie risorse e ne siano consapevoli per affrontare, giorno per giorno, le difficoltà che si presentano, è fondamentale in un’ottica di collaborazione e di comunità educante.
Offrire alle famiglie uno spazio e un tempo di ascolto, confronto e connessione con le proprie risorse che faciliti la genitorialità è la base.
L’approccio deve necessariamente essere non giudicante e rispettoso dei tempi e delle storie di ciascuna, perché non esistono “ricette”, ma ogni persona adulta è in grado, se accolta e ascoltata, di trovare gli strumenti che servono per affrontare ed accettare le difficoltà.
Come funziona la relazione tra genitori ed educatrici
Non solo lavoro frontale con le bimbe quindi, quello di una educatrice è un lavoro anche con le famiglie.
E come si gestisce?
Con pazienza, tempo e soprattutto costruendo un rapporto di fiducia.
Una delle cose che importa di più è che le persone adulte si sentano serene nel lasciare le loro figlie nel luogo che hanno scelto per la loro educazione.
Non dimentichiamoci per altro che si parla di contesto educativo sin dalla primissima infanzia, anche se apparentemente sembra solo tempo speso a giocare.
Entrare nelle dinamiche familiari con delicatezza rispettando i tempi personali, riconoscere il valore e l’unicità di ogni famiglia, fare delle differenze una ricchezza, porsi con un atteggiamento di ascolto e di sospensione del giudizio sono gli elementi alla base per la costruzione di quella relazione tra educatrici e persone di riferimento, che porterà da un lato a creare un contesto educativo in cui le bimbe possano stare serene ed esprimersi liberamente, ma dall’altro garantisce un sostegno alla genitorialità imprescindibile perché tutto si svolga in modo fluido.
Cargomilla: un ponte tra educatrici e genitori
Ma praticamente come si costruisce tutto ciò?
Quello che facciamo noi ogni giorno come persone facenti parte di un gruppo unito a portare avanti un determinato progetto educativo è definire all’interno del gruppo dei ruoli.
Chi ha il ruolo di costruire un contesto educativo, chi ha il ruolo di farsi portavoce di istanze del gruppo, chi ha il ruolo semplicemente di mettersi a disposizione con le sue competenze.
Non sempre è semplice, ci vuole lavoro, tempo, pazienza e soprattutto moltissima comunicazione.
Gli accordi vanno stabiliti bilateralmente e vanno discussi continuamente.
Il ponte si crea quando ci sono delle basi solide che collegano le parti, quando si è creato un ambiente accogliente e quando la fiducia ne fonda la stabilità.
Colloqui, assemblee, incontri in cui ci si racconta e ci si presenta, momenti dedicati a specifiche tematiche come possono essere l’incontro con la pediatra o con la formatrice esperta in materia di educazione al genere.
Non è solo un lavoro singolo quindi, che si fa con ogni nucleo separatamente, ma è anche un lavoro comunitario, che a rete va a tessere le maglie del luogo in cui le bimbe possono ogni giorno passare ore di qualità.