La psicomotricità è una disciplina che supporta i processi di crescita dell’essere umano, valorizzando nella sua unicità e facilitando il suo bisogno di affermazione nel mondo e di definizione della sua identità.
Cos’è e a cosa serve la psicomotricità nei bambini e nelle bambine?
Fin dal principio della sua esistenza l’essere umano usa il suo corpo per comunicare al mondo esterno la propria vita emotiva, le sue memorie di vissuti significativi, i suoi bisogni. Il linguaggio del corpo racchiude dentro sé l’incontro tra il movimento e l’immagine del nostro mondo interiore e ci caratterizza come persone e come esseri sociali.
Nel percorso di crescita, si affinano le competenze e si acquisiscono gli strumenti che permetteranno di mantenere un costante scambio con l’ambiente esterno, le relazioni, gli spazi, gli oggetti, la sua emotività. La psicomotricità sostiene, accompagna e co-costruisce i diversi stadi di questo sviluppo, restituendo una visione educativa globale della bambina e del bambino, che vede la componente corporea in diretto contatto con il vissuto emozionale.
Nata nel corso del Novecento, la psicomotricità pone al centro delle sue pratiche e del suo intervento l’interazione tra processi corporei, emotivi e cognitivi nello sviluppo della persona.
L’intervento psicomotorio si applica sia in ambito educativo che in ambito preventivo e sostiene la dimensione relazionale tra adulto e bambin*, quella del gruppo d* pari, quella ludica e quella creativa.
La psicomotricità costruisce un ambiente non giudicante in cui, basandosi sul principio di completa integrazione tra mente e corpo, i bambini e le bambine giocano in uno spazio pensato e attrezzato con materiali specifici, investiti di un significato simbolico.
Come funziona la psicomotricità?
Il vero obiettivo della psicomotricità non è il movimento in sé, ma il vissuto interno implicato nel movimento che va osservato, letto e interpretato.
“Ogni bambino cerca lo sguardo dell’adulto di solito attivamente, altre volte con timore e in modo silente, ma sempre gli chiede di essere ben presente sia mentre sperimenta un salto, sia quando nel gioco egli racconta qualcosa di importante si sé, e si aspetta che l’adulto sia pronto ad accoglierlo, a comprenderlo e a restituirgli ciò di cui in quel momento lui ha bisogno”.
Nel suo intervento educativo, l* psicomotricista si impegna a far emergere le risorse autentiche d* bambin*, offrendo uno spazio di gioco libero, pensato e progettato per facilitare l’espressione conscia e inconscia del soggetto in azione.
In questo spazio si trovano altre persone, materiali, oggetti; ogni cosa assume un significato simbolico, che comunica direttamente con il vissuto del bambino e della bambina e ne facilita la libera espressione e manifestazione.
Grazie all’osservazione diretta e partecipata, l* psicomotricista è in grado di “leggere” il linguaggio emotivo e corporeo delle bambine e dei bambini e ne comprende il messaggio trasmesso attraverso il tipo di gioco e di movimento: l’uso delle posture, della tonicità, l’uso dello spazio, del tempo, degli oggetti, delle parole e il tipo di relazione che instaurano.
Successivamente, l* psicomotricista mette in gioco le proprie modalità corporee di espressione per restituire una risposta al messaggio che viene dato, utilizzando sempre uno sguardo accogliente e amplificante, ma anche discreto, per facilitare l’autonomia, contenitivo e rispettoso delle attese.
La persona adulta ha quindi il ruolo di facilitare e attivare le risorse e le capacità di regolazione e di condivisione personali che emergono gradualmente nelle situazioni di gioco.
Passaggio successivo, ma non meno importante, è quello della restituzione alla famiglia, per riflettere su quanto accade in sala di psicomotricità, sui messaggi emersi e sulle richieste d’aiuto accolte, per continuare anche a casa il cammino verso la facilitazione della realizzazione personale d* bambin*, sempre in maniera non giudicante e non invadente.
Quali sono gli esercizi di psicomotricità per bambini e bambine?
L’intervento psicomotorio si basa sul gioco libero come attività primaria e spontanea del mondo infantile. Il gioco libero permette infatti di elaborare e sperimentare attivamente la rappresentazione della realtà, grazie alla quale l’essere umano si conosce e conosce il mondo circostante.
Il gioco segue un ordine di sviluppo naturale e biologico e ci parla molto dello sviluppo globale del bambino e della bambina. Ruolo fondamentale ha la struttura del setting psicomotorio e di tutto ciò che lo compone: spazi, giochi, materiali, tempi, regole.
É opportuno allestire un ambiente semplice e di chiari confini, sicuro, accogliente e di facile lettura, perché chi lo abita possa interagire in autonomia.
É consigliabile che si tratti di uno spazio ampio, luminoso con pavimentazione morbida e che preveda un’attrezzatura per l’arrampicata e i salti dall’alto.
I giochi inoltre proposti si differenziano in:
- simbolico (giochi di finzione e simulazione condivisa, attraverso codici simbolici gestuali, sonori, mimici ecc…)
- protosimbolico (investimento affettivo di spazi e oggetti, gioco di rassicurazione…)
- sensomotorio (autonoma esplorazione tonico-posturale in continua evoluzione, ricerca di afferenze sensoriali piacevoli, conquista dello spazio…).
Il materiale proposto ha la caratteristica di essere non strutturato, cosicché le persone che lo vivono ci possano interagire secondo la loro visione e i loro bisogni individuali: palle di varie grandezze, bastoni, teli colorati, corde, cerchi, arredi morbidi, materassi ecc..
Gli incontri psicomotori sono sempre vissuti in gruppo, perciò si tiene sempre in considerazione la costruzione dello stesso ed il mantenimento dei rapporti al suo interno come elementi determinanti le condotte dei partecipanti.
Inoltre, grande importanza del setting psicomotorio è determinata dal rispetto dei tempi e delle regole.
Il ritmo delle sedute è infatti dettato da riti specifici, pensati e guidati dallo/a psicomotricista che ne determina la durata e le modalità:
- cerchio di inizio dove ci si presenta e si ripetono insieme le regole per stare bene insieme;
- lo svolgimento del gioco;
- il momento del riordino;
- il cerchio di chiusura dove si condivide il “gioco bello” e il “gioco brutto” di ciascuno
- l’ultimo gioco prima dei saluti ufficiali.
Le regole vengono stabilite da chi conduce, ma anche i bambini e le bambine possono farne di loro, l’obiettivo é quello di giocare bene insieme, rispettando gli spazi, i tempi ed i consensi/dissensi.
Durante il gioco psicomotorio si osserverà:
- il rapporto d* bambin* con il proprio corpo;
- il rapporto con lo spazio e il tempo del setting;
- il rapporto con il materiale;
- il clima del gruppo;
- come nascono le idee e come vengono realizzate;
- le relazioni tra pari;
- come i bambini e le bambine attirano l’attenzione dell’adulto.
Psicomotricità a Bologna per bambini e bambine
All’interno del nostro percorso durante l’anno, abbiamo scelto di farci accompagnare da un amico e grande professionista, Claudio Buccheri, psicomotricista e formatore che opera in questo campo da oltre vent’anni e che, oltre a strutturare il nostro spazio con i materiali adatti, seguirà noi educatrici e il gruppo delle nostre bimbe e dei nostri bimbi per aggiungere un prezioso strumento al loro percorso di crescita.
Nel nostro spazio infatti sono sempre presenti materiali strutturati psicomotori che vengono usati nelle occasioni preposte a questa disciplina. Abbiamo iniziato nel corso dell’anno anche a proporre momenti di gioco psicomotorio in outdoor, in modo da poter sperimentare insieme al gruppo e poter osservare come le bimbe e i bimbi si mettono in relazione ad una stessa attività in due ambienti diversi.
Lo stesso Claudio organizza in alcune giornate della settimana, corsi di psicomotricità dedicati a persone esterne interessate con età dai 2 ai 12 anni.
Vuoi avere maggiori informazioni sui corsi di psicomotricità a Bologna? Dai un’occhiata alla pagina dedicata ai corsi di psicomotricità per bambini e bambine che organizziamo durante l’anno.